Continuando a utilizzare questo sito, accetti i Termini e Condizioni e il nostro uso dei cookie.

Spedizione gratuita
Spedizione gratuita |
Per ordini superiori a 25 €
Fast & Discreet
Ordina prima delle 11:00 |
Spedizione lo stesso giorno
Semi gratuiti
Semi gratuiti |
Per ordini di semi superiori a 25 €

Quali sono le sostanze più comuni usate per il microdosaggio?

 

Alla base, il microdosing è semplicemente la pratica di assumere quantità molto piccole e sotto la soglia percettiva di alcune sostanze, per capire se offrono lievi cambiamenti invece di un’esperienza psichedelica completa. Tuttavia, l’hype online può rendere difficile distinguere tra pratiche ragionate e semplici aspettative. Ecco perché una panoramica solida e realistica può essere così utile.

Questa guida ti accompagna tra le sostanze che le persone usano davvero, perché proprio questi composti sono al centro delle conversazioni sul microdosing, cosa hanno scoperto finora i ricercatori e dove si trovano ancora le principali aree di incertezza.

Perché le persone fanno microdosing?

Di solito chi si avvicina al microdosing ha una speranza semplice: restare pienamente funzionale e allo stesso tempo ottenere un piccolo “boost” nel modo in cui si sente o attraversa la giornata. Invece dell’intensità tipica delle esperienze psichedeliche complete, si cerca qualcosa di molto più morbido: un leggero miglioramento dell’umore, un po’ più di concentrazione, una base emotiva più stabile o un tocco di creatività che sembri più accessibile.

Queste intenzioni sono abbastanza condivise tra le varie community, ma il fondamento scientifico alla loro base è ancora in fase di esplorazione. Alcuni primi studi controllati suggeriscono che dosi molto basse potrebbero influenzare in modo lieve la cognizione o l’elaborazione emotiva, probabilmente attraverso un leggero coinvolgimento dei recettori serotoninergici 5-HT2A.2 4 Ma il quadro non è affatto lineare.

Per ora, quindi, la realtà sta da qualche parte nel mezzo. Alcune persone si sentono davvero meglio. Altre non notano alcun cambiamento. Un gruppo più piccolo sperimenta ansia o effetti collaterali indesiderati. E la ricerca, sebbene in crescita, non è ancora riuscita a stare al passo con le affermazioni che circolano online.3

Le sostanze più comuni usate per il microdosing

Si tende spesso a parlare di microdosing come se fosse una pratica unica, ma in realtà esistono diverse sostanze con cui le persone sperimentano, ognuna con una propria cultura d’uso, effetti, rischi e livello di attenzione scientifica. Alcune sono studiate da decenni, mentre altre compaiono appena nella letteratura. Ciò che le accomuna è l’intenzione: assumere una quantità molto piccola, restare completamente lucidi e vedere se la giornata sembra un po’ più equilibrata o ispirata.

Qui sotto trovi le sostanze citate più spesso quando si parla di microdosing, dai classici psichedelici alle alternative più delicate e non psicoattive.

LSD (dietilammide dell’acido lisergico)

L’LSD è una delle sostanze più discusse in ambito microdosing, soprattutto perché viene studiata da molto più tempo rispetto a molte altre.2 Di solito viene assunta su piccoli quadratini di cartina (blotter), ma la potenza può variare da un francobollo all’altro, rendendo la precisione del dosaggio un po’ imprevedibile. Quando si fa microdosing, spesso tra i 5 e i 20 microgrammi, l’obiettivo è la massima discrezione: solo un lieve accenno di stimolazione, la testa un po’ più libera, magari un piccolo sollevamento dell’umore.

Alcune persone descrivono l’LSD a questo livello come “pulita” o delicatamente focalizzante, mentre altre la vivono come troppo stimolante o fonte di irrequietezza. Un altro limite pratico è la tolleranza che cresce rapidamente; inoltre, a livello globale, le restrizioni legali restano molto severe, quindi possesso e distribuzione comportano pesanti sanzioni in molte aree del mondo.1 2

Psilocibina (funghi e tartufi allucinogeni)

La psilocibina è un’altra scelta molto diffusa, soprattutto nei paesi in cui i tartufi regolamentati sono facilmente reperibili. Una volta ingerita, la psilocibina viene convertita in psilocina, che interagisce con i recettori serotoninergici 5-HT2A, lo stesso canale responsabile degli effetti psichedelici alle dosi più alte, ma in modo molto più sottile quando si resta in ambito microdose.2

Molte persone descrivono basse quantità di funghi secchi o tartufi come qualcosa di emotivamente caldo o radicante, una sensazione che può aiutare a uscire per un po’ dalla ruminazione mentale. Un intervallo piuttosto comune è 0,1–0,3 g di funghi essiccati, anche se le differenze tra specie rendono i calcoli precisi complicati. La potenza può cambiare parecchio da un lotto all’altro, con sorprese inaspettate per chi è alle prime armi. Anche se gli studi clinici a dose piena hanno mostrato potenziali benefici per condizioni come la depressione maggiore, quei trial includono screening medico, preparazione e percorsi di terapia strutturati.5 6 Non ci dicono se il microdosing non supervisionato sia sicuro o davvero efficace.

Mescalina (San Pedro o peyote)

La mescalina viene usata molto meno spesso, in parte perché l’esperienza completa dura molto più a lungo e in parte perché la sua reperibilità è soggetta a restrizioni legali più rigide in molte aree del mondo.1

Alcune persone descrivono le microdosi di mescalina come gentili, introspettive o emotivamente aperte, con una morbidezza diversa da LSD o psilocibina. Tuttavia, quando si usano materiali di cactus, la potenza può variare enormemente e la ricerca sul microdosing di mescalina è estremamente limitata.7 Le quantità tipiche si concentrano intorno ai 10–30 mg, ma ancora una volta la costanza del dosaggio resta una vera sfida.

DMT (dimetiltriptamina)

Il microdosing di DMT si colloca ai margini della discussione, soprattutto perché la DMT ha una soglia molto stretta tra il “quasi nulla” e un’esperienza psichedelica piena e immersiva. La maggior parte degli studi scientifici si concentra sulla somministrazione a dosi complete, non su quelle micro.

Alcune persone sperimentano con preparazioni liquide orali o sublinguali a bassissimo dosaggio, riportando cambiamenti sottili nel tono dell’umore o una maggiore vividezza dei sogni, ma i dati sono davvero scarsi.8

Ibogaine

L’ibogaina appare talvolta nelle conversazioni sul microdosing, in particolare nelle community legate al recupero dalle dipendenze, ma è una delle sostanze più rischiose citate in questo ambito. Anche a livelli bassi può influenzare il cuore, inclusa la possibilità di prolungare l’intervallo QTc, e ha un’emivita molto lunga, il che significa che l’organismo la trattiene per diversi giorni.9

Cannabis

Anche se non è uno psichedelico, alcune persone parlano di “microdosing di cannabis”, cioè dosi molto basse di THC, spesso nell’ordine di 1–2,5 mg. Queste quantità minuscole possono generare una lieve sensazione di rilassamento o un flusso creativo appena accennato. Tuttavia, la tolleranza alla cannabis varia enormemente e perfino dosi piccole possono provocare ansia o disorientamento in alcune persone, rendendo difficile standardizzare l’esperienza.10

Nootropi e adattogeni (Lion’s Mane, Rhodiola, niacina)

Non tutti vogliono usare psichedelici. Alcuni preferiscono stack composti esclusivamente da integratori non psicoattivi, da affiancare alle microdosi oppure come routine autonoma.

Molti scelgono Lion’s Mane perché gli studi preclinici suggeriscono che potrebbe sostenere le vie del nerve growth factor (NGF).11 La Rhodiola rosea vanta una lunga tradizione d’uso contro stanchezza e stress,12 e la niacina (vitamina B3) compare talvolta nelle routine di stacking, sebbene l’idea di una vera sinergia resti al momento speculativa.

Funghi funzionali

I funghi funzionali come Lion’s Mane, Reishi e Cordyceps compaiono spesso anche negli stack per il microdosing. Di solito vengono inclusi non per effetti psichedelici, ma per un supporto generale: maggiore chiarezza, resilienza e una base emotiva più calma. Essendo non psicoattivi, possono rappresentare un punto d’ingresso più delicato alla conversazione sul microdosing.

Le pratiche di microdosing sono uguali per tutte le sostanze?

Non tutte le pratiche di microdosing sono uguali, ed è proprio qui che spesso nascono molti fraintendimenti. Si tende a parlare di microdosing come se fosse una singola pratica omogenea, ma ogni sostanza ha un suo ritmo, una sua finestra temporale e precise considerazioni di sicurezza. Ciò che con un composto può sembrare stabile e gestibile, con un altro può risultare troppo stimolante, troppo emotivo o semplicemente imprevedibile.

In parte questo dipende da quanto rapidamente una sostanza entra in azione, da quanto dura l’effetto e da come il corpo si adatta nel tempo.

  • Una microdose di LSD, per esempio, si manifesta in modo graduale e può accompagnarti dolcemente per tutta la giornata, mentre la psilocibina tende ad arrivare in modo più evidente nella prima ora, per poi stabilizzarsi su un plateau più morbido.
  • La mescalina impiega ancora più tempo per farsi sentire e può rimanere nell’organismo ben oltre l’orario tipico di lavoro. Queste differenze influenzano come le persone organizzano i tempi di assunzione, se dosare nei giorni lavorativi o nei weekend e come incastrare il tutto con responsabilità e impegni quotidiani.
  • Cannabis e nootropi, invece, si comportano in modo molto diverso, il che rende complicato fare generalizzazioni valide per tutti.

La tolleranza gioca anche un ruolo enorme. Gli psichedelici serotoninergici sviluppano tolleranza rapidamente, ed è per questo che la maggior parte delle persone evita di assumerli ogni giorno, indipendentemente dalla dose.2 Distanziare le assunzioni permette ai recettori dell’organismo di “resettarsi”.

Infine conta molto anche la classificazione legale. Alcune sostanze comportano pesanti conseguenze legali in quasi tutto il mondo, mentre altre possono essere disponibili in contesti regolamentati o parzialmente depenalizzati.1 Questo, da solo, influenza quali sostanze le persone si sentono tranquille a esplorare e con quanta cautela decidono di avvicinarsi.

Come si sceglie con quale sostanza fare microdosing?

Nonostante queste differenze, nel mondo del microdosing emergono alcuni principi piuttosto condivisi. In genere le persone:

  • iniziano con quantità conservative
  • prestano molta attenzione a come mente e corpo reagiscono
  • tengono appunti precisi per seguire i pattern nel tempo
  • evitano di mescolare sostanze

E, soprattutto, affrontano il microdosing come un’esperienza sottile, non sensazionale: qualcosa che può influenzare con delicatezza la giornata, non trasformarla radicalmente. Il microdosing può essere un approccio a bassa intensità, ma non è privo di rischi. Un atteggiamento prudente e informato aiuta molto a mantenere l’esperienza radicata e gestibile.

Riferimenti

  1. GOV.UK. Drugs Penalties. Gov.uk. Published 2025. https://www.gov.uk/penalties-drug-possession-dealing ↩︎
  2. Nichols DE. Psychedelics. Pharmacological Reviews. 2016;68(2):264-355. doi:https://doi.org/10.1124/pr.115.011478 ↩︎
  3. Szigeti B, Kartner L, Blemings A, et al. Self-blinding citizen science to explore psychedelic microdosing. Baker CI, Shackman A, Perez Garcia-Romeu A, Hutten N, eds. eLife. 2021;10:e62878. doi:https://doi.org/10.7554/eLife.62878 ↩︎
  4. Polito V, Liknaitzky P. The emerging science of microdosing: A systematic review of research on low dose psychedelics (1955 – 2021) and recommendations for the field. Neuroscience & Biobehavioral Reviews. 2022;139:104706. doi:https://doi.org/10.1016/j.neubiorev.2022.104706 ↩︎
  5. Carhart-Harris R, Giribaldi B, Watts R, et al. Trial of Psilocybin versus Escitalopram for Depression. New England Journal of Medicine. 2021;384(15):1402-1411. doi:https://doi.org/10.1056/nejmoa2032994 ↩︎
  6. Davis AK, Barrett FS, May DG, et al. Effects of Psilocybin-Assisted Therapy on Major Depressive Disorder. JAMA Psychiatry. 2020;78(5):481-489. doi:https://doi.org/10.1001/jamapsychiatry.2020.3285 ↩︎
  7. Vamvakopoulou IA, Narine KAD, Campbell I, Dyck JRB, Nutt DJ. Mescaline: The forgotten psychedelic. Neuropharmacology. 2022;222:109294. doi:https://doi.org/10.1016/j.neuropharm.2022.109294 ↩︎
  8. Barker SA. N, N-Dimethyltryptamine (DMT), an Endogenous Hallucinogen: Past, Present, and Future Research to Determine Its Role and Function. Frontiers in Neuroscience. 2018;12(536). doi:https://doi.org/10.3389/fnins.2018.00536 ↩︎
  9. Alper KR, Stajić M, Gill JR. Fatalities Temporally Associated with the Ingestion of Ibogaine. Journal of Forensic Sciences. 2012;57(2):398-412. doi:https://doi.org/10.1111/j.1556-4029.2011.02008.x ↩︎
  10. Hindocha C, Freeman TP, Xia JX, Shaban NDC, Curran HV. Acute memory and psychotomimetic effects of cannabis and tobacco both “joint” and individually: a placebo-controlled trial. Psychological Medicine. 2017;47(15):2708-2719. doi:https://doi.org/10.1017/s0033291717001222 ↩︎
  11. Mori K, Obara Y, Hirota M, et al. Nerve Growth Factor-Inducing Activity of Hericium erinaceus in 1321N1 Human Astrocytoma Cells. Biological & Pharmaceutical Bulletin. 2008;31(9):1727-1732. doi:https://doi.org/10.1248/bpb.31.1727 ↩︎
  12. Panossian A, Wikman G. Evidence-Based Efficacy of Adaptogens in Fatigue, and Molecular Mechanisms Related to their Stress-Protective Activity. Current Clinical Pharmacology. 2009;4(3):198-219. doi:https://doi.org/10.2174/157488409789375311 ↩︎
 
Pubblicato in: Funghi, Microdosaggio